Comitato Interprovinciale Marce Sportive (C.I.M.S.)

 
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Metamorfosi volterrane.

di Claudio Cecchella

Le ombre hanno prevalso sulle penombre, quando attraverso i vapori sospinti dal vento di sud cercavamo di indovinare la torre del palazzo dei Priori in una piazza selciata e levigata dalle acque, con poche frotte variopinte di podisti, stretti stretti sotto l'inclemenza del tempo.
Poi si è messo anche il rovescio, che si preannunciava all'orizzonte verso il fronte meridionale in direzione della Val di Cecina, e il tradizionale colpo di pistola si è confuso con tuoni e lampi.

Mi sono trovato dopo i primi passi nella metamorfosi della canotta in pelle, il volto rigato da uno scroscio incontenibile, la caviglia immersa nelle rapide violente che invadevano i vicoli, confuso tra tanti ecce homo vaganti, come effimere ombre della sera dell'antico borgo estrusco.
Volterra per palati fini, per aristocrazie del podismo, per pochi nobili eletti al destarsi intorno alle sei del mattino; Volterra terra di solitudine e di mistero, a cui ho deciso di condurmi in rigorosa solitudine, come anche di condurre la mia prestazione da solo.
Perché il peripatetismo podistico attenua le sensazioni di questa corsa, tanto straordinaria, quanto incredibilmente trascurata dalla comunità podistica.
Odori di piante aromatiche, di fiori di ginestra e di campo, oggi confusi con l'incontenibile sapore di muschi e corteccia.
Atmosfere invase dai dialoghi indecifrabili di volatili, oggi ammutoliti dalla rabbia del cielo e dall'aria elettrica, e sostituiti dallo sgocciolamento atonale delle foglie schiuse alla stagione e dall'umido vento meridionale, che soffiava con vigore e asciugava i nostri volti.
Visioni di olivi candidi per le loro fioriture avanzate, di lecci impalliditi dai germogli e di petali bianchi d'acacia che invadono l'aria, come il cammino, prede salutari delle nostre api operose, di macchie gialle della ginestra, di distese di grano verdeggiante per i ritardi della stagione alternate a erba medica con le sue tipiche fioriture rubino.
Percezioni dell'individuo, in una individualità che deve essere incontaminata e che mal si concilia con lo spirito goliardico un po' chiassoso di questo nostro podismo toscano.
Gli amici volterrani in questa edizione ci risparmiano l'anonimo tratto della statale sul fondo valle e ci fanno risalire in anticipo, forse con una leggera riduzione del percorso, ma restano le immagini di una terra che respira ancora della sua storia, con i suoi rustici in pietra viva, le sue immaginette sparse e il suono delle campane che chiamano a raccolta i giovani comunicandi con il loro candore, il tratto murario di tufo dell'età tardoetrusca, quando l'enigmatico e pacifico popolo toscano iniziò a risentire dell'imperialismo militare latino.