di Maria Luisa Tognelli
Finalmente una bella mattinata per gli organizzatori della manifestazione podistica di Ponte a Cappiano ed anche per noi
marciatori che ricordavamo la pioggia degli anni passati; comunque tutto era stato predisposto nel migliore dei modi nel
caso Giove Pluvio avesse infierito ancora dal momento che le previsioni non erano del tutto tranquillizzanti. Meglio così,
siamo contenti. Per le iscrizioni siamo stati accolti nei locali della Contrada Cappiano e già di buon mattino eravamo
veramente numerosi e rumorosi, come sempre; ma per me quello del "dì di festa" è un chiasso piacevolmente familiare, così
come lo era un tempo a scuola il vociare dei ragazzini durante l'intervallo; non vi meravigliate, l'ho rimpianto veramente
tanto: era la voce spensierata della gioventù … e mi regalava gioia e spensieratezza. Tornando a noi, i percorsi ben
dosati con dolci saliscendi ci hanno fatto apprezzare il verde di una campagna ben curata e coltivata, un abitato con
essa armonizzato, delle colline ricche di boschi. I percorsi più lunghi si sono spinti fino alle Cerbaie delimitate dal
Padule di Fucecchio e dall'Usciana, siamo passati da Le Vedute, Poggio Taccino, Pratobello, percorrendo tratti della via
Romana Lucchese o Francigena; non dimentichiamo infatti che nell' Itinerario di Sigerico quella di Ponte a Cappiano era
la 24^ tappa. Per finire l'attraversamento, ormai all'arrivo, dello storico ponte che fu oggetto di studi da parte di
Leonardo da Vinci e per questo motivo erroneamente chiamato Ponte di Leonardo, perchè se vogliamo dirla giusta quest'opera,
terminata nel 1530, fu commissionata da Cosino I dei Medici agli architetti Antonio e Francesco da Sangallo. A questo punto,
siccome "tutti i salmi finiscono in gloria e tutte le feste in pappatoria", all'arrivo buona zuppa e bruschetta per tutti
mentre fuori splende il sole.
di Luca Ridondelli
La tradizione e l'innovazione che si incontrano. Il passato e il futuro che si fondono.
Una foto ritoccata che sia allo stesso tempo in bianco e nero ed a colori.
Marina di Pisa. O Boccadarno. O solo Marina.
Già i suoi nomi evocano in noi pisani antichi fasti e storiche certezze di dominio sui mari, per quanto la cittadina sia stata
fondata ben oltre il limite della gloria della repubblica Marinara.
Amata dai personaggi storici più disparati, il primo che mi viene in mente è d'Annunzio (“O Marina di Pisa,
quando folgora il solleone”) ma anche Dino Campana, Eleonora Duse, Bruno Pontecorvo, Sergei Rachmaninoff.
Insomma, la cittadina è, ed è sempre stata, la sede ideale per l'organizzazione di una delle corse simbolo del nostro
gruppo: la “città-mare-pineta” giunta quest'anno alla 38esima edizione.
Passato e futuro indissolubilmente legati dicevamo.
E quest'anno il punto nodale, l'incontro -o forse sarebbe addirittura giusto definirlo il connubio- tra Marina ed il Marathon
passati e futuri è ben simboleggiato dalla presenza di una novità che sembra arrivare dritta dal passato.
Il percorso della marcia, infatti, poco dopo la partenza si è snodato attraverso il semicerchio del nuovissimo porto turistico
di marina, inaugurato quest'anno.
E' stato un po' come dire che quando accade qualcosa di importante, noi ci siamo.
Ed il porto, sonnacchioso data l'ora antelucana di partenza, ha visto sfilare domenica circa 2000 paia di gambe più
o meno toniche, più o meno veloci, disciplinatissime e concentrate.
E 2000 paia di occhi hanno osservato qualcosa che, in molti casi, vedevano per la prima volta.
Qualcuno addirittura non ha resistito alla tentazione di bagnarsi nelle acque calme, anche se, trattandosi di un porto, non
proprio cristalline, dello specchio d'acqua interno dove sono ormeggiate barche di svariate misure.
Quindi una tessera nuova di zecca si è aggiunta al mosaico delle bellezze caratterizzanti il percorso storico della
marcia, protagoniste quanto e più dei partecipanti che pure sono gli attori principali su questo proscenio. Quelli
che ridanno vita a Marina in questa domenica altrimenti sonnolenta di inizio autunno. Tanti partecipanti ed accompagnatori,
un numero quasi pari agli abitanti della cittadina. Non è poco, direi.
Non a caso, le personalità legate a questa terra sono state in gran parte artisti, che hanno trovato un teatro naturale
per le loro ispirazioni. Teatro che ospita anche la messa in scena del nostro evento.
La nostra piace.
In questo ideale teatro lo sceneggiatore potrebbe essere il lungomare salmastro, che l'anno scorso ci ha omaggiato con uno
spettacolo di terrificante bellezza, mostrandosi gonfio ed in tempesta, invadendo il palcoscenico e inondando strade e scarpe
dei corridori. Non so in effetti quanto i corridori abbiano apprezzato, ma sicuramente i marinesi avrebbero preferito una
rappresantazione un po' più tranquilla.
Lo stesso regista invece quest'anno ci ha offerto un placido e tranquillo spettacolo di bonaccia.
La pineta stessa ha una parte di rilievo, è, per così dire, l'orchestra nella sua buca, l'accompagnamento
fondamentale per gran parte dell'opera.
Spettatori attivi gli edifici caratteristici di Marina, fondali e quinte dell'opera.
E, dietro le quinte ad affannarsi per la riuscita dell'opera, gli organizzatori della gara,che possono essere considerati
i registi, i produttori, i trovarobe,i siparisti. Tutti quelli insomma che hanno fatto si quest'anno, come nei precedenti
trentasette, che la corsa avesse il successo che merita.
Il percorso pianeggiante e piacevole alla vista, tra l'altro, rende questa corsa ideale anche per chi vuole ricominciare
a prepararsi (forse un pochino in ritardo) per maratone e mezze maratone.
Altrettanto piacevole è per chi semplicemente vuole godersi l'aria salmastra.
O per chi vuole cominciare la nuova stagione delle corse.
O anche, perchè no, dopo aver saziato la vista e riempito i polmoni, vuole anche più prosaicamente
riempirsi la pancia con le torte rigorosamente casalinghe preparate come vuole tradizione dalle mogli dei membri del gruppo.
In trentotto anni non sono mai mancati gli spunti e le motivazioni sia per ripetere la fatica dell'organizzazione sia per partecipare
correndo alla manifestazione.
Trentotto anni.
Se il mio calcolo non è errato quindi la prima corsa di Marina risale al 1975.
Millenovecentosettantacinque! Anno della valanga azzurra, di Eddie Merckx, degli anni di piombo , del compromesso storico,
della nascita di Microsoft (e quindi, molto in seguito di Wikipedia che mi sta aiutando in questo momento) e della morte di Franco.
Insomma, se questa corsa ha raggiunto l'età adulta il merito è di quanti negli anni si sono adoperati per organizzarla
l meglio, mantenendo fermi i punti nodali e migliorando quanto poteva essere migliorato.
Vale la pena quindi di fare uscire dalle quinte gli organizzatori e far loro ricevere il meritato applauso, sapendo che concederanno
sicuramente il bis... l'anno prossimo.
Ed eccoli qua, in rigoroso ordine sparso:
Il Presidente: Sebastiano OTTAVIANO, Il Vice Presidente: Luigi FACCA, Il Segretario: Monica FACCA, Il Tesoriere Roberto MARIANI,
I consiglieri Dante BONAMICI, Pierluigi BROGNI, Erika D’AMBROSIO, Domenico SALVICCI, Venanzio FONTE, Gennaro LAMAGNA, Luca CATARSI
Per il Collegio Sindacale: il Presidente Moreno PARRA ed i membri Enrico BRANDOLINI e Pietro BURRESI.
Applauso tanto più caloroso in quanto alcuni di questi protagonisti cambieranno a seguito delle elezioni il cui esito sarà
noto proprio in questi giorni.
Ma non ci sarà da aspettare tanto per vedere una nuova opera della nostra squadra: a dicembre partirà dal giardino Scotto,
altro luogo di antica tradizione, la Pisa Marathon, una nuova sfida per gli organizzatori, per il gruppo e soprattutto per i competitivi
che ben figurano in praticamente tutte le maratone e mezze maratone in tutto il mondo e che a maggior ragione raddoppiano i loro sforzi
in occasione della nostra gara.
Insomma, al di là della metafora teatrale, mi piacerebbe sottolineare come solo il lavoro corale di tutto il gruppo, che si è
adoperato come un organismo unico, permette la riuscita di questo tipo di eventi.
Personalmente posso aggiungere che la corsa di Marina è sempre stata una di quelle che ricordo con più piacere. Ho iniziato
a bazzicare il TreProvince probabilmente proprio con questa corsa, svariati anni fa, ancora ragazzo e non facente parte del Marathon. E
dopo una lunga, pigra, annosa pausa di svariati anni l'anno scorso ho ricominciato proprio da questa corsa.
In realtà non mi sono mai realmente stancato di partecipare al tre province: saltuariamente, magari a distanza di anni, ma
invariabilmente, nel corso del tempo mi sono sempre riaffacciato a questo trofeo. E quando l'ho fatto difficilmente mi sono fatto
mancare la corsa di Marina.
E anche l'ultima volta poco era cambiato, per fortuna: certo qualche capello bianco in più, qualche faccia nuova, il circolino
che accoglie i partecipanti che (forse) è stato riverniciato, qualche colore un po' più vivace sulle scarpe rispetto ai
miei primi anni, qualche materiale un po' più tecnico.
Il trofeo tre province ha lo stesso fascino dei ricordi. Puoi interromperlo, puoi non affacciartici per anni. Ma puoi star certo che,
anche dopo molto tempo, se deciderai di riprenderlo ritroverai qualcosa di familiare. Qualcosa che ti riporterà indietro alla
tua prima volta.
Una voce familiare all'altoparlante, il profumo della bruschetta con l'aglio alle nove del mattino, la confusione al banco delle
iscrizioni (non importa quanto manchi alla partenza, ci sarà sempre un capannello di personaggi prima di te, che si affannano
intorno agli addetti alle iscrizioni già nel momento in cui le zampe pieghevoli del tavolinetto hanno toccato terra), il
bicchiere del vino in cima alla salita, il vento del corridore, uno scorcio, una veduta... Prima o poi accadrà e ti ritroverai
catapultato indietro, e ti dirai che è vero, che qui ci sei già passato una vita fa.
Sono sensazioni che nessuno può raccontare, occorre provarle per sapere cosa significano. Come chi non ha mai corso non
conosce il valore dell'aria che riempie i polmoni, il piacere che genera sentire i muscoli che reclamano. Occorre provarlo per
capirlo. E per esserne irrimediabilmente contagiati.
Non ci può essere spiegazione razionale che interpreti le motivazioni che spingono una persona mediamente sana di mente
a puntare la sveglia alle ore antelucane di una domenica mattina, magari piovosa, sicuramente freddissima, per infilare un paio
di scarpette e arrampicarsi su salite e ridiscendere pendii attraversando torrenti gelidi e distese di fango o campi innevati.
E Marina, intesa come corsa, si incastona in questo quadro. Fornisce una motivazione in più per farlo, anno dopo anno a chi
corre, a chi organizza e a chi aiuta.
Lo spirito, l'aria, l'atmosfera, il brusio alla partenza, il vapore all'arrivo quelli sono rimasti gli stessi attraverso gli anni.
Come Marina, che ha saputo cambiare, rimanendo sempre lei.
Come noi esseri umani.