Comitato Interprovinciale Marce Sportive (C.I.M.S.)

 
Accordo Stato-Regioni
091 del 5 agosto 2014 circa gli eventi sportivi
Per prendere contatti con un gruppo DEU per il servizio di soccorso sanitario, gli organizzatori possono rivolgersi al numero 347/6080273 valendosi di medici abilitati alla rianimazione ed all'uso del defibrillatore a costi calmierati
Convenzione con l'AOUP
per la certificazione agonistica e non
Home > Articoli e foto > Articolo
Ciao Vittorio, piccolo grande marciatore
Ciao Vittorio, piccolo grande marciatore
di Massimo Masiero

Quando iniziavi a camminare, ma è più esatto dire marciare, con lui era come fare un viaggio intorno e attraverso il mondo. Perché Vittorio per tutti noi, il Comandante per tanti altri che lo hanno conosciuto fuori dai percorsi collinari e pianeggianti delle Tre Province, era una miniera di ricordi e di esperienze vissute, che a lui piaceva rievocare. E raccontava dei suoi viaggi sulle rotte oceaniche a bordo delle navi da trecentomila tonnellate delle compagnie petrolifere, degli attracchi in banchine di scali remoti, degli arrivi e delle partenze in località lontane, dalla Turchia all’Egitto, dagli Stati Uniti al Brasile, dal Giappone all’India, attraverso il Golfo di Aden e il canale di Suez, dei traffici nei porti d’Estremo Oriente, con equipaggi filippini e cinesi, cambogiani e vietnamiti, di cui conosceva praticamente tutto: il loro lavoro, i loro caratteri, i comportamenti. Vittorio Perugini, capitano di macchine, nato ad Ancona, si era trasferito a Livorno sin da giovanissimo, dove, dopo gli studi nautici, aveva frequentato l’Accademia Navale, e si era imbarcato come ufficiale nelle navi mercantili. Socio da tanti anni della Podistica Quattro Mori prima e poi della Aig4Mori, Vittorio ci ha lasciato, dopo una crudele malattia, da pochi giorni, alla soglia degli ottantuno anni, ben vissuti, con tanta esperienza alle spalle e con tanto rammarico in tutti coloro che gli sono stati vicino negli anni e fino agli ultimi mesi e settimane. Una terribile estate per la moglie Adua, i figli Paolo e Cinzia e i nipoti, tre femmine e un maschio. Vittorio non era mai banale, ma preciso e puntuale nelle osservazioni, che provenivano dal suo rispetto per le regole e per la civile convivenza. Parlava correttamente l’inglese e il francese, un po’ meno, diceva lui, lo spagnolo, sempre alla ricerca del contatto umano, pronto a indicare e approfondire. Era uno sportivo e lo era stato da sempre. Era stato con Pino Dordoni, mitico olimpionico dei cinquanta chilometri di marcia, quando da giovane aveva calcato la pista di atletica leggera a Genova, dove aveva vissuto per alcuni anni. Si era “allenato”, o più esattamente aveva frequentato la stessa pista. A me piaceva far raccontare di quel periodo giovanile. Di quando correva dietro, arrancando, al grande olimpionico, cercando di apprendere la tecnica della marcia, lui piccolino e basso di statura, e l’altro, che andava avanti a larghe falcate. Imparò, e al meglio, perché quella tecnica, me la spiegò perfettamente con l’esempio, quando io all’inizio della mia avventura di camminatore della domenica, cercai di fare tesoro, e del mio meglio, del suo insegnamento. Adesso che Vittorio non c’è più ci mancheranno la sua presenza e anche le sue battute all’approssimarsi ai ristori sui percorsi (“Stamani, pollo arrosto o bistecca?”), esternazioni semplici, che esprimevano appieno il suo buonumore, la sua passione vera per la marcia a terra, dopo averla praticata sulla tolda delle petroliere, che lo tenevano lontano da casa e dalla famiglia per mesi interi, dove Adua lo raggiungeva in aereo in porti lontani per stare insieme a lui per brevi periodi. Adesso, come ha detto un amico, Vittorio continuerà a camminare lassù e ci accompagnerà ancora sui percorsi delle “Tre Province”.

Foto