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Per una teoria dell'ecomarcia

di Claudio Cecchella

La Galla, le sue donne e i suoi uomini - presenti in massa quelli della categoria dello "zoccolo duro", che sono la spina dorsale del gruppo - hanno avuto la gratifica dei sorrisi di tanti amici podisti all'arrivo: è quanto basta e avanza, come conclusione di una bella giornata di podismo. Sorrisi che si sono ripetuti oggi a La Strapazzata.
Mentre consumavamo sotto i tendoni dell'arrivo, convertiti al dejeuner sur l'erbe della più "calda"scampagnata tra amici, già serpentavano nelle fantasie dei "progettisti" nuove e imprevedibili iniziative nelle edizione a venire, cogliendole nei sentimenti dei protagonisti della "lunga", di cui taccio, per rispetto verso il mio Presidente, il consiglio e le sedi "istituzionali" dove certe politiche di "indirizzo" vengono elaborate.

Spero che con l'edizione di oggi, nella maniacale cura del percorso (per quarantotto ore con mio fratello ho percorso in lungo in largo i monti pisani, anche in ore notturne...), segnato attraverso nastri - in modo che da un nastro si veda un altro - e da freccie sull'asfalto e da indicazioni ad ogni incrocio, siano fugati i dubbi sulla opportunità di un ecomarcia nel panorama delle non competitive dei nostri calendari podistici.

Qui, invero, il ragionamento deve fermarsi, anche se per poco.

Qualche amico contesta velatamente l'opportunità di un percorso montano eccessivamente aspro, accentuando il rilievo dell'espressione atletica che certamente si esalta maggiormente nel terreno pianeggiante e, perché no, ancor di più nell'anello della pista.

Ma sia consentito dissentire, pur con il profondo rispetto verso un'impostazione meritevole e degna di considerazione, come il pluralismo delle lingue e delle idee impone; l'ecomarcia è un'altra cosa e sarà sempre un'altra cosa.

L'ecomarcia è fondamentalmente la riconquista del territorio e dell'ambiente e di quell'intenso rapporto con questi valori universali, troppo spesso dimenticati nella routine della nostra vita cittadina, riconquista che ben può proporsi al passo del sentiero impervio, certamente anche intramezzato dalla corsa sul sentiero in discesa o nelle pause pianeggianti, che pure nello studio del percorso son state "progettate" con cura e attenzione (la discesa su Catro; il lungo tratto da Catro a San Lorenzo, il preludio per le campagne di Gello e Orzignano).

Vorremo forse contrabbandare la visione della verde valle che conduce verso Catro ? Le prospettive verso la piana lucchese, che abbiamo indovinato tra i rami del bosco altro lungo il sentiero di San Lorenzo ? L'ultimo tratto di quel sentiero, attraversato dalla stretta valle di foglie e da ramificazioni con insolite forme in cui la natura si converte a museo di arte contemporanea all'aperto ? La pista generosa di saliscendi sul crinale verso il Capanne ? La visione della val di Serchio, dell'Arno, del mare infinito, dei colli livornesi dal Capanne ? La lunga discesa sul versante del Capanne ? La pietraia del monte impervio sopra Sangiuliano ? Quell'idea straordinaria che è l'anfiteatro del silenzio (perché nessuno dei nostri amministratori ha mai pensato a ciò che chiunque penserebbe, trasformare quel luogo straordinario in un teatro degno di una tragedia greca o di una commedia latina) ?

Noi questo contrabbando non lo faremo, non cadremo nelle suggestioni dei pochi e studieremo nuove sensazioni per i molti, in vista della nuova edizione del 2007,a cui stiamo già lavorando.